con Marta De Santis, Marco Tizianel e Angelo Zampieri
regia di Marco Caldiron
produzione Carichi Sospesi 2019
Lo spettacolo inizia con Desdemona, sola in scena, vestita da sposa, non sappiamo se quello che dice è riferito a ciò che è accaduto o a ciò che è destinato ad accadere.
Subito dopo la festa di matrimonio: sposi e invitati stanno festeggiando in un piccolo paese di provincia. Otello e Desdemona solo bellissimi, ballano insieme, ammirati e rispettati da tutti nonostante un’evidente differenza di età. Iago brinda con loro ma capiamo subito il suo rancore, l’invidia per una vita di felicità immaginata a lungo ma ormai irraggiungibile, per un ruolo di potere definitivamente perso.
Questi gli elementi narrativi che innescano il conflitto tra i personaggi, Iago riuscirà a screditare Desdemona e gli uomini di fiducia di Otello, costruendo un mondo rovesciato in cui solo a lui si deve gratitudine e fiducia e tutto il resto diviene materia da distruggere.
La provincia, il piccolo mondo in cui si muovono i personaggi, è il terreno che feconda le trame di Iago e che “giustificano” la violenza di Otello nei confronti di una Desdemona accusata di tradimento, in un paese che si ritrova ignaro complice scavato da vecchi rancori, da invidie, da gelosie e pregiudizi.
La tragedia si chiude con la sua l’inevitabile morte, sacrificata alle miserie di paese ancor prima di essere moglie vera e propria.
Note di regia
Per noi che viviamo ai margini dell’impero, in una infinita Provincia, lontani dai centri di potere, temprati dai giorni nebbiosi e da grigi inverni, per noi Venezia è lontana quasi come l’america.
Lei, Desdemona, figlia della provincia, vissuta lontano dai clamori dell’impero, mai andata ad un prima teatrale è stata affascinata dalle parole e dai racconti del Moro, titolare della Otello srl, uomo di confine, vissuto in centro dove ha visto le luci della grande città e conosciuto i lussi di una vita agiata. L’altro è Iago, uomo di fiducia, con ambizione di divenire il suo braccio destro, il suo amministratore delegato, deluso e incattivito dal non essere lui il prescelto: Otello ha deciso che il suo luogotenente sarà Cassio.
Tra queste trame si intrecciano anche passioni e gelosie: Desdemona è desiderata da Iago e Iago è convinto che Otello sia stato l’amante della moglie.
Otello è innamorato di Desdemona, Desdemona è innamorata di Otello, ma questo non basta.
Il progetto dello spettacolo prende spunto da queste suggestioni che ci hanno portato a scegliere di immaginare di rappresentare l’intera storia nell’arco del giorno del loro matrimonio.
La narrazione comincia subito dopo la cerimonia nuziale, all’inizio dei festeggiamenti, e termina prima che sia consumata la prima notte di nozze: tutto avviene nell’arco di 12 ore.
Lo spazio agito sarà caratterizzato da elementi scenografici tipici di una festa di paese, come festoni colorati, lampadine appese, luminarie di paese e tavolate imbandite.
La provincia è la nostra Cipro, un mondo piccolo, angusto in cui i rapporti, le dinamiche e le vicende sono permeabili e diventando indiscrezioni malevole: tutto va in pasto a tutti. In queste maglie Iago si muove agilmente tessendo trame che divengo cappi e sentenze di morte.
Il testo guida è, e rimane, l’Otello di Shakespeare ma in questa visione, caliginosa c’è spazio per innestare altre drammaturgie, talvolta teatrali (Pinter, Mamet, Greig), altre volte tratte da testi di canzoni (Ciampi, Led Zeppelin, Bersani, Dalida) o di poesie. Una amalgama che ci permette di indagare attitudini sotterranee dei personaggi, nuove interpretazioni non lineari, sentimenti inconfessati.
In scena solo Iago, Otello e Desdemona, tutti gli altri sono evocati ma non rappresentati.
Questi personaggi restituiscono il dramma in un’accezione molto viscerale che fa del corpo lo strumento privilegiato (a volte ancor più della parola), in un alternanza tra rappresentazioni iconografiche, che fanno riferimento ai quadri di Michael Carson, e momenti di grande dinamismo fisico.